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Riflessologia Plantare

Aggiornamento: 4 set 2019

La riflessologia plantare è un’arte antichissima. Troviamo infatti tracce di questa arte millenaria negli antichi testi Indiani (i Veda) così come nell’antica tradizione Cinese, tradizioni che risalgono ad oltre 2000 anni prima di Cristo. Anche nell’antico Egitto abbiamo testimonianze (oltre duemila anni prima di Cristo) attraverso rappresentazioni murali (famosa Tomba dei Medici -Saqquad-) dove dei terapeuti sono intenti a massaggiare i piedi e le mani dei loro pazienti. Anche le tribù degli Indiani d’America avevano famigliarità con questa tecnica così come altri popoli antichi quali Maya e Incas.


La riflessologia plantare che conosciamo, utilizziamo e insegniamo oggi è di derivazione Statunitense dal momento che tale William Fitzgerald, un otorinolaringoiatra degli inizi del ‘900 attraverso un contatto con alcuni Sciamani pellerossa, aveva visto che, questi antichi guaritori, al fine di calmare i dolori comprimevano con pettini di osso determinati punti del corpo per ottenete un effetto similanestetico. I suoi studi successivi lo portarono a sviluppare una tecnica terapeutica denominata Terapia Zonale in cui il corpo veniva diviso in 5 zone verticali sul lato destro del corpo e altre 5 zone sul lato sinistro del corpo. Tali zone andavano dalla testa ai piedi e ognuno di queste zone, se opportunamente stimolata, poteva portare benefici anche ad organi distanti dai punti di stimolazione.

Eunice Ingham, considerata all’unanimità la madre della moderna riflessologia plantare, proseguì gli studi del Dott. Fitzgerald e attraverso i suoi continui e prolungati laboratori di ricerca trovò importanti corrispondenze tra il corpo e i piedi, che la Ingham riteneva dei veri e propri punti di raccolta dei punti riflessi di tutti gli organi del corpo attraverso le sue oltre 7000 terminazioni nervose. Tutto ciò consentì alla ricercatrice statunitense di elaborare una prima “mappa” disegnata sui piedi dell’intero corpo.


Nei piedi troviamo quindi disegnate delle vere e proprie mappe corrispondenti all’intero corpo, ed ecco perché possiamo affermare che i piedi nel loro insieme rimandano a quell’unione mente-corpo denominata unità psicosomatica, la cui visione è alla base dell’olismo.

La riflessologia plantare, come si evince dalla parola stessa, si basa sulla teoria dei riflessi.

Il riflesso è la risposta motoria o secretoria autonoma di un recettore del sistema nervoso periferico ad uno stimolo esterno fornito.

Questo stimolo, grazie all’attività del sistema nervoso periferico, arriva al sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) da cui attraverso quel fenomeno denominato biofeedback viene a sua volta inviato verso gli organi bersaglio (organi, visceri, articolazioni, muscoli, ghiandole).

Ecco spiegato il perché intervenendo su determinati punti del piede riusciamo ad intervenire su organi specifici e ad alleviare buona parte di quelli che sono i disturbi più comuni.

E’ fondamentale ricordare che la riflessologia plantare non è una pratica medica e quindi il lavoro del riflessologo non è quello ne di effettuare una diagnosi ne tanto meno una terapia, entrambe pratiche di competenza esclusivamente medica.

Compito della riflessologia plantare è invece quello di fornire uno stimolo energetico funzionale, vale a dire una stimolazione che permette all’organo stimolato di migliorare la sua funzionalità ed efficienza. Una sorta di “starter”, un’informazione che mette in moto i meccanismi di auto-guarigione del corpo, agendo quindi sulla cura della persona (intesa come prendersi cura di) stimolandone le sue funzioni vitali e non come una terapia diretta alla cura di una patologia.

Non si parla quindi di “diagnosi” bensì di VALUTAZIONE ENERGETICO FUNZIONALE globale dell’individuo, dal momento che vengono presi in considerazione nel loro insieme tutti i vari aspetti dell’unità psicosomatica, vale a dire la parte fisica, quella psichica e quella energetica.

Quando parliamo di valori “energetico – funzionali” facciamo riferimento al livello di forza che una determinata struttura possiede. Per fare un esempio pensiamo ad un organismo che quando funziona al 100% ha la massima energia e quindi forza, per svolgere al meglio e senza stancarsi troppo tutti i compiti per cui è predisposto. Quando i livelli energetici dello stesso organismo vengono depauperati per cause diverse e quindi quell’organismo funziona (p.e.) al 70%, non è che non riuscirà più a svolgere le azioni che abitualmente compie, ma lo farà con una maggior fatica e con risultati inferiori.

La valutazione energetico funzionale sarà quindi volta a fornire il livello energetico di quell’organismo nel suo complesso e nello specifico dei determinati organi, visceri, sistemi e apparati. Le tecniche riflessologiche servono quindi a riequilibrare i livelli energetici disfunzionali per far si che l’unità psicosomatica dei nostri riceventi possa tornare a funzionare al 100% o a mantenersi su tale livello.


La riflessologia plantare ha effetti sia a livello di prevenzione (dolori e altri segni del piede sono in grado di segnalarci squilibri e disarmonie prima che queste sfocino a livello di materia attraverso i sintomi) che di riequilibrio generale del corpo ottenendo nella stragrande maggioranza dei casi la scomparsa di diversi disturbi e in alcuni casi anche di vere e proprie malattie.

E’ inoltre un modo nuovo e diverso di leggere i messaggi che il corpo manda per segnalare che qualcosa dentro di noi non va. Prima di tutto per consentire di prenderne consapevolezza e in secondo luogo, attraverso la modificazione di alcuni stili e aspetti della propria vita associati alle sedute di riflessologia plantare di condurre la persona verso una vera e propria guarigione.

Sarà quindi compito del riflessologo quello di fornire ai propri utenti una chiave di lettura diversa da quella puramente organicista tipica della medicina allopatica, al fine di avere una maggior comprensione di ciò che il corpo attraverso i sintomi ci sta dicendo allo scopo di mettere in atto tutto ciò di cui avrebbe bisogno per attivare il processo di auto-guarigione.

La riflessologia plantare è inoltre uno strumento di lavoro sicuro al 100% che non procura alcun tipo di danno al ricevente. Il riflessologo deve unicamente pensare a stimolare, attraverso le tecniche opportune, i punti del piede che deciderà di lavorare e sarà poi il cervello ad inviare agli organi bersaglio gli input corretti volti a favorire il processo di auto-guarigione. Ecco perché la riflessologia plantare, non essendo uno strumento diretto contro una specifica patologia ma un qualcosa volto a stimolare la forza vitale dell’intero organismo, si pone anche come un ottimo strumento per tutte quelle patologie particolarmente importanti e gravi nelle quali si rendono indispensabili le terapie mediche.

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